BOCCACCIO, Giovanni (1313-1375). Le donne famose (De mulieribus claris). Firenze: 1 settembre 1456. Bellissimo esemplare manoscritto tardo-medievale dell'opera di Boccaccio De mulieribus claris, tradotta in volgare toscano dal Maestro Donato Albanzani da Casentino (ca. 1336 - fine secolo XIV), per Niccolò d'Este forse nel 1397 in occasione delle nozze fra il marchese e la figlia di Francesco II di Carrara, signore di Padova (l'editio princeps: Volgarizzamento di Maestro Donato da Casentino dell’opera di messer Boccaccio De claris mulieribus, rinvenuto in un codice del XIV secolo dell’Archivio cassinese, Milano: G. Silvestri, 1841). Egli volgarizzò altre opere, come il De viris illustribus di Petrarca. Il copista, Francesco di Pagolo Piccardi verso la metà del XV secolo copiò per Poggio Bracciolini alcune opere del Petrarca, poiché era apprezzata in modo particolare la sua scrittura nitida, formatasi nell'ambito della mercantesca romana (lavorò presso la Compagnia dei Monaldi a Roma). La prima testimonianza del lavoro di trascrizione del Piccardi è una copia del Ninfale Fiesolano di Boccaccio terminato nel 1454. Il colophon alla c. 133recto riporta molte preziose informazioni, fra cui la data: "[...] trasllatato inn idioma volgare per maestro Donato di Casentino al mangnifico marchese Niccolò da Esti prencipe e signore di Ferrara / Questo libro è schritto per me Francesco di Pagolo Piccardi a pitizione d'Agniolo Tucci cartolaio adì primo di settembre 1456. Iddio lodato". Sul frontespizio un fregio a bianchi girari su fondo blu, verde e rosa, in cui è inserita una bellissima lettera "D" incipitaria. Nel margine inferiore, in una corona d'alloro lo stemma probabilmente della famiglia Prini (?), di epoca lievemente posteriore. Capilettera in scrittura distintiva in inchiostro blu e titoletti in carminio. Interessanti maniculae, invocazioni religiose, note contabili (c. 62verso: "La libra dell'ottone vale solo quattrodici et denari otto [...]"; c. 133verso) e note marginali di diverse mani, alcune riconducibili al Piccardi stesso, altre a successivi possessori del codice. Manoscritto cartaceo (cc. 133 [invertite le cc. 38-40]; 273 x 195mm). Redatto interamente da Francesco di Pagolo Piccardi in una bella mercantesca libraria, dal modulo quadrato e dal ductus posato. Inchiostro marrone scuro. Due tipi di segnatura: 1) sul margine superiore di ogni carta recto, in numeri arabi in inchiostro rosso sbiadito; 2) traccia di una fascicolatura (probabilmente coeva o di poco posteriore) sulla prima carta recto di ogni fascicolo, in numeri arabi in inchiostro ocra. Richiami coevi sull'ultima carta verso di ogni fascicolo. Rigatura assente; rr. 30 di scrittura. Filigrane senza riscontro nei repertori. Disposizione del testo a piena pagina. Legatura antica in piena pergamena di riuso, taglio a spruzzo rosso. Lievi fioriture e qualche gora d'umidità sul supporto cartaceo. Esemplare comunque molto buono. Il lotto è venduto con regolare attestato di libera circolazione.


Valutazione € 15.000  - 25.000 

Aggiudicato € 54.000 

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